
Il villaggio di San Juan de las Sombras aveva una peculiarità che lo rese famoso, o forse infame, nella regione: ogni notte, quando l’orologio segnava mezzanotte, l’eco di urla strazianti risuonava attraverso la valle. Nessuno sapeva da dove provenissero, ma si diceva che fossero i lamenti di coloro che erano scomparsi nella foresta vicina, un luogo che le persone evitavano di avvicinare dopo il tramonto.
María e suo fratello minore, Andrés, erano cresciuti ascoltando storie su quegli echi. I loro genitori li avvertivano sempre di stare lontani dalla foresta, ma la curiosità e il bisogno di dimostrare di non essere bambini spaventati li portarono a avventurarsi nel folto di un pomeriggio autunnale. L’atmosfera era densa, e le ombre si allungavano su di loro come se la foresta stessa li stesse osservando.
Mentre si addentravano più a fondo nei boschi, la luce del giorno svaniva, cedendo il passo a un crepuscolo grigio e opprimente. Le foglie scricchiolavano sotto i loro piedi, e ogni suono sembrava amplificato nel crescente silenzio. María, che era sempre stata la più coraggiosa, cercò di mantenere la calma, ma sentiva un nodo nello stomaco che non poteva ignorare.
Decisero di fermarsi vicino a un vecchio albero caduto per riposare. Proprio mentre si sedevano, un brivido percorse la schiena di Andrés. “Hai sentito?” chiese, i suoi occhi fissi nel vuoto per la paura. María aggrottò le sopracciglia, ma prima che potesse rispondere, un urlo straziante squarciò l’aria, riecheggiando tra gli alberi come se fosse la foresta stessa a urlare. Era un suono che faceva gelare il sangue e mandava brividi lungo la schiena.
Entrambi rimasero immobili, senza fiato. María cercò di calmare suo fratello, ricordandogli che erano solo leggende, ma l’ansia nella sua voce tradiva la sua stessa incredulità. Gli echi si intensificarono, come se le anime tormentate della foresta li stessero chiamando, le loro voci unite in un lamento straziante che sembrava avvicinarsi sempre di più.
“Dobbiamo andare,” disse María, ma quando cercarono di alzarsi, il terreno cominciò a tremare e le ombre si muovevano intorno a loro. Improvvisamente, una figura emerse dall’oscurità: un uomo in disordine con occhi vuoti e un sorriso inquietante. “Non dovreste essere qui,” avvertì, la sua voce un sussurro appena udibile, e la sua presenza sembrava assorbire la luce.
María e Andrés fecero un passo indietro, ma l’uomo bloccò il loro cammino. “Siete intrappolati nel loro gioco,” disse, mentre un’eco di risate risuonava intorno a loro. La disperazione li afferrò, e cominciarono a correre, ma ogni svolta nella foresta sembrava riportarli nello stesso posto. Le risate si trasformarono in urla, ognuna più terrificante dell’ultima.
Improvvisamente, Andrés svanì in un lampo di luce. María urlò il suo nome, ma la sua voce si perse tra gli echi dei lamenti. Corse senza meta, i suoi passi riecheggiavano sul terreno, mentre il grido di suo fratello svaniva, annegando nell’oscurità. Le ombre si chiusero intorno a lei, e le risate si trasformarono in un coro di voci familiari: amici, familiari, tutti coloro che aveva perso nel corso degli anni.
In un colpo di scena inaspettato, si trovò di fronte a uno specchio rotto che rifletteva non solo la sua immagine, ma frammenti della sua vita, momenti di gioia e tristezza, e per un istante, comprese. L’eco degli urli non era solo un avvertimento, ma un promemoria che coloro che erano scomparsi non se ne erano andati; erano intrappolati in un ciclo infinito di sofferenza.
Disperata, María prese una decisione. Chiuse gli occhi e urlò, un grido che univa tutte le sue paure e speranze. In un istante, la foresta si riempì di silenzio. Quando riaprì gli occhi, si trovò sola; la figura dell’uomo era svanita, e la foresta aveva riacquistato la sua calma, ma l’eco degli urli era cambiato. Ora risuonava nella sua mente, ricordandole che il vero orrore non era l’oscurità della foresta, ma la solitudine che poteva vivere dentro di sé.